Le disposizioni previste dall’articolo 62 del decreto legge 24 gennaio 2012 sui rapporti all’interno della filiera e sui termini di pagamento per le cessioni di prodotti agricoli e alimentari tornano sotto i riflettori.
La Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, all’Italian fruit Village, torna a discutere del controverso dispositivo ad anni di distanza dalla sua applicazione per valutarne l’impatto.
Appuntamento giovedì 6 febbraio alle ore 13:00 con il convegno dal titolo “Art. 62 – La concorrenza, opportunità per le aziende?”. A parlarne Antonio Costantino – Presidente Confagricoltura Salerno Paolo De Castro – Commissione Agricoltura Commissione Europea, Marco Salvi – Presidente Fruttimprese, Teresa Bellanova – Ministro Politiche Agricole Governo Italiano e Massimiliano Giansanti – Presidente Confagricoltura.
All’epoca dell’introduzione Confagricoltura lo aveva valutato un provvedimento utile per gli agricoltori di cui ne approvava i principi ispiratori, sebbene ne avesse richiesto sin da da subito una revisione.
Oggi, ad anni di distanza, e con un panorama economico e sociale totalmente diverso è giunto il momento di rifare il punto di una situazione che rischia di far crollare la competitività delle aziende abbandonando al loro destino gli anelli più deboli della filiera.
Uno scenario che ci descrive una grande differenza di aggregazione tra il mondo della produzione e quello della GDO. Un rapporto di forza che si sbilancia sempre più a favore della Grande Distribuzione Organizzata. Quest’ultima, infatti, attraverso grandi operazioni finanziarie, che hanno consentito maxi acquisizioni internazionali, ha creato dei monoliti, di norma a guida straniera, che strozzano una filiera agricola italiana spesso divisa e persa nel mito del “piccolo è bello” o in balia di Organizzazioni di Produttori che si limitano a svolgere compiti di generica rappresentanza e tutela degli associati. A questo si aggiunge una storica mancanza di ricambio generazionale e scarsa programmazione. Peculiarità dell’agricoltura italiana riconducibili da un lato alla sua complessità, dall’altro alla sua forte eterogeneità.
Su questi punti la Confederazione prova a dare una scossa al sistema. Da un lato prosegue con la sua continua e incessante interlocuzione con il Governo, dall’altra prova a cercare una soluzione che provenga dall’interno e che sia capace di modificare i rapporti di forza.
Unire la filiera agricola è sicuramente la risposta migliore per combattere, da un lato, la richiesta continua da parte della GDO di abbassare forzatamente i prezzi che comporta un rischio enorme per i consumatori e distrugge l’agricoltura di qualità e per dare più forza alle istanze da rappresentare al Governo e all’Unione europea. Proprio da quest’ultima viene una decisione, recentemente approvata dal Parlamento, per proteggere gli agricoltori dalle pratiche commerciali sleali da parte degli acquirenti e dei distributori. Le nuove misure bandiscono le pratiche sleali quali: i ritardi nei pagamenti per i prodotti consegnati; le cancellazioni unilaterali tardive o modifiche retroattive dell’ordine; il rifiuto dell’acquirente di firmare un contratto scritto con il fornitore e l’uso improprio di informazioni riservate. Una dimostrazione di come gli strumenti normativi possono aiutare il settore agricolo a sviluppare una concorrenza sana. Anche se non si può pensare che essa sia regolata solo dal mercato o dalle norme. Per questo motivo il ruolo delle Organizzazioni diviene sempre più centrale.